Lasciamo Perth il giorno dopo la gita a Rottnest: se qualcuno oggi mi chiede come mi chiamo posso rispondere "Lattico, Acido Lattico"!
Il tempo è nuvoloso (secondo me, in ufficio si è sparsa la voce che ho preso ferie per andare in Australia!), ma questo non ci impedisce di ammirare il paesaggio: siamo circondati dal verde con eucalipti e cespugli ai lati della strada.
Guida Valeria con accanto l'innominabile che si comporta come tutti gli uomini accanto ad una donna che guida: guarda in maniera ossessiva in tutti gli specchietti, controlla continuamente la velocità, alterna frasi tipo "attenta qui, attenta lì, tieni la destra, tieni la sinistra".
Capisco che sarà una "vacanza ricca" quando arriviamo al cottage nr. 2 che abbiamo prenotato e pagato al visitor centre di Margaret R (una nota: questi centri funzionano davvero bene e sono presenti in grandi città e piccoli centri. Si trovano informazioni di tutti i tipi ed in molti è possibile anche prenotare e pagare l'"accomodation"): un cottage su due piani, con davanti un bel prato inglese che scende dolcemente verso un laghetto con le anatre.



La signora del centro ha chiamato il proprietario al telefono mentre eravamo lì e quindi pensiamo che ci stia aspettando per consegnarci le chiavi del cottage ed invece non c'è nessuno... Facciamo un giro cercando di capire se ci stanno tirando una sòla, ma poi scopriamo che il cottage nr. 2 è quello centrale e che - stupore!- le chiavi sono già inserite nella serratura e a nostra disposizione.
Per altre foto, vi rimando al post di Vale!
Il giorno dopo il tempo è ancora nuvoloso, ma decidiamo di cominciare le nostre escursioni con le grotte nei dintorni. Scegliamo quella di Calgardup.
All'ingresso, un giovane ed annoiato ranger ci fornisce caschi di protezione e torce per fare il giro della grotta. Inoltre, ci mostra velocemente sulla piantina i posti salienti della grotta: chissà quante volte avrà detto le stesse cose!
Scendiamo una scalinata di ferro e subito ci ritroviamo al buio, immersi nell'umidità e nel silenzio. L'unico rumore è quello delle gocce d'acqua che cadono.
Bisogna camminare con cautela perchè il suolo è scivoloso e in alcuni punti per avanzare bisogna quasi stendersi, e allora ti rendi conto che il casco di protezione non è poi così esagerato come sembrava quando te l'hanno consegnato!
La lampadina della torcia è un po' scarsa e quindi non si riescono ad illuminare grandi spazi, ma quello che vediamo è affascinante: è come essere tornati indietro di intere ere geologiche. In alto spezzoni di roccia simili a stalattiti, ma con forme e colori diversi. Lunghi fili rossi che calano dall'alto: sono le radici degli alberi e lo scorrere dell'acqua piovana su di esse ha provocato lo strano colore delle rocce.
In un punto del percorso è stata allestita una sorta di panchina dove ti invitano a spegnere le torce ed ascoltare il rumore dell'acqua che cade: circondato dal buio, senti solo il gocciolare dell'acqua che rimbomba insiema al battito del cuore e perdi la cognizione del tempo.

Un po' frastornati, usciamo alla luce e al caldo. Decidiamo di seguire un sentiero per fare una breve escursione: ci sentiamo tutti bravi esploratori, fino a quando - all'improvviso - dai cespugli ci arriva un suono strano e minaccioso... raggiungere la macchina e mettere in moto credo ci richieda pochi secondi!!!!
Meta: il faro di Leeuwin. Per arrivarci prendiamo una strada interna che ci sembra senza fine e scatta il panico da spia rossa della benzina: tra quanti km troveremo un distributore di benzina? Quanti km fa in riserva questa macchina? E soprattutto: perchè l'innominabile stamattina non ha seguito il nostro consiglio di fare il pieno?
La strada si addentra nel bel mezzo di una foresta e non incrociamo anima viva (water and food!?!?!), finchè improvvisa ed inaspettata l'insegna di un bar e di una galleria d'arte, lì nella foresta, in mezzo al nulla!
Scopriamo così un grazioso bar sotto degli alberi altissimi, la pareti sono vetrate e sembra di sedere in mezzo alla foresta; lo gestiscono due ragazze ed il menù prevede cappuccino, caffè, muffins e torte fatte in casa. Appena ci dicono che un distributore di benzina non è molto distante, ci gratifichiamo con una "dolce" sosta.
Al distributore è di nuovo Vale che si mette alla guida e sceglie di seguire la "scenic route", la strada panoramica, e a quel punto il panorama cambia radicalmente: la sdrada è rossa e sterrata, ma ci porta ad un lookout dove vediamo il faro dall'alto, circondato da onde altissime.
Poi la strada diventa una discesa che ci porta direttamente al faro, dove hai due possibilità:
1 - paghi se vuoi visitare anche il faro
2 - entri comunque nella zona del faro e "ti accontenti" di guardare l'oceano ed il punto dove due oceani si incontrano.
E' uno spettacolo che ti toglie il fiato: il vento è forte e le onde si alzano e si infrangono su rocce con colori che non ho mai visto, e le forme sembrano disegnate da un artista, con gli angoli smussati, addolciti dal vento.
Tira un vento gelido, ma non si riesce a staccare gli occhi dal mare; proviamo ad avvicinarci scendendo su delle rocce: siamo in una delle punte più estreme del W. Australia.
Provo ad immaginare cosa accadeva alle navi che, dopo migliaia di miglia di navigazione, arrivavano qui e si schiantavano sulle rocce quando il faro non c'era. Se pure superavano le rocce, approdavano nel nulla.
Non che adesso ci sia molto: il faro ed un paio di edifici, tra cui un bar. Tutto è rimasto quasi uguale: mare, rocce e foresta... e centinaia di turisti come noi, in fila per fotografare dove 2 oceani si incontrano.
Lasciamo Leeuwin alla volta di Hammelin Bay, sempre sulla scenic route. Ci aspetta una lunga spiaggia, ma niente sole: freddo e vento, ma la gente fa il bagno comunque. La sabbia è bianca e sottile e camminando lungo la spiaggia si arriva a Flander's, un ponticello di legno che collega un perfetto prato inglese al mare: alle sue spalle villette stile inglese che si affacciano sull'oceano.
Tornando al cottage il viaggio non mi è sembrato così lungo, e ho pensato che fare tante ore di volo per vedere posti come questi ne valeva davvero la pena!
Il tempo è nuvoloso (secondo me, in ufficio si è sparsa la voce che ho preso ferie per andare in Australia!), ma questo non ci impedisce di ammirare il paesaggio: siamo circondati dal verde con eucalipti e cespugli ai lati della strada.
Guida Valeria con accanto l'innominabile che si comporta come tutti gli uomini accanto ad una donna che guida: guarda in maniera ossessiva in tutti gli specchietti, controlla continuamente la velocità, alterna frasi tipo "attenta qui, attenta lì, tieni la destra, tieni la sinistra".
Capisco che sarà una "vacanza ricca" quando arriviamo al cottage nr. 2 che abbiamo prenotato e pagato al visitor centre di Margaret R (una nota: questi centri funzionano davvero bene e sono presenti in grandi città e piccoli centri. Si trovano informazioni di tutti i tipi ed in molti è possibile anche prenotare e pagare l'"accomodation"): un cottage su due piani, con davanti un bel prato inglese che scende dolcemente verso un laghetto con le anatre.
Per altre foto, vi rimando al post di Vale!
Il giorno dopo il tempo è ancora nuvoloso, ma decidiamo di cominciare le nostre escursioni con le grotte nei dintorni. Scegliamo quella di Calgardup.
All'ingresso, un giovane ed annoiato ranger ci fornisce caschi di protezione e torce per fare il giro della grotta. Inoltre, ci mostra velocemente sulla piantina i posti salienti della grotta: chissà quante volte avrà detto le stesse cose!
Scendiamo una scalinata di ferro e subito ci ritroviamo al buio, immersi nell'umidità e nel silenzio. L'unico rumore è quello delle gocce d'acqua che cadono.
Bisogna camminare con cautela perchè il suolo è scivoloso e in alcuni punti per avanzare bisogna quasi stendersi, e allora ti rendi conto che il casco di protezione non è poi così esagerato come sembrava quando te l'hanno consegnato!
La lampadina della torcia è un po' scarsa e quindi non si riescono ad illuminare grandi spazi, ma quello che vediamo è affascinante: è come essere tornati indietro di intere ere geologiche. In alto spezzoni di roccia simili a stalattiti, ma con forme e colori diversi. Lunghi fili rossi che calano dall'alto: sono le radici degli alberi e lo scorrere dell'acqua piovana su di esse ha provocato lo strano colore delle rocce.
In un punto del percorso è stata allestita una sorta di panchina dove ti invitano a spegnere le torce ed ascoltare il rumore dell'acqua che cade: circondato dal buio, senti solo il gocciolare dell'acqua che rimbomba insiema al battito del cuore e perdi la cognizione del tempo.
Meta: il faro di Leeuwin. Per arrivarci prendiamo una strada interna che ci sembra senza fine e scatta il panico da spia rossa della benzina: tra quanti km troveremo un distributore di benzina? Quanti km fa in riserva questa macchina? E soprattutto: perchè l'innominabile stamattina non ha seguito il nostro consiglio di fare il pieno?
La strada si addentra nel bel mezzo di una foresta e non incrociamo anima viva (water and food!?!?!), finchè improvvisa ed inaspettata l'insegna di un bar e di una galleria d'arte, lì nella foresta, in mezzo al nulla!
Scopriamo così un grazioso bar sotto degli alberi altissimi, la pareti sono vetrate e sembra di sedere in mezzo alla foresta; lo gestiscono due ragazze ed il menù prevede cappuccino, caffè, muffins e torte fatte in casa. Appena ci dicono che un distributore di benzina non è molto distante, ci gratifichiamo con una "dolce" sosta.
Al distributore è di nuovo Vale che si mette alla guida e sceglie di seguire la "scenic route", la strada panoramica, e a quel punto il panorama cambia radicalmente: la sdrada è rossa e sterrata, ma ci porta ad un lookout dove vediamo il faro dall'alto, circondato da onde altissime.
Poi la strada diventa una discesa che ci porta direttamente al faro, dove hai due possibilità:
1 - paghi se vuoi visitare anche il faro
2 - entri comunque nella zona del faro e "ti accontenti" di guardare l'oceano ed il punto dove due oceani si incontrano.
E' uno spettacolo che ti toglie il fiato: il vento è forte e le onde si alzano e si infrangono su rocce con colori che non ho mai visto, e le forme sembrano disegnate da un artista, con gli angoli smussati, addolciti dal vento.
Tira un vento gelido, ma non si riesce a staccare gli occhi dal mare; proviamo ad avvicinarci scendendo su delle rocce: siamo in una delle punte più estreme del W. Australia.
Provo ad immaginare cosa accadeva alle navi che, dopo migliaia di miglia di navigazione, arrivavano qui e si schiantavano sulle rocce quando il faro non c'era. Se pure superavano le rocce, approdavano nel nulla.
Non che adesso ci sia molto: il faro ed un paio di edifici, tra cui un bar. Tutto è rimasto quasi uguale: mare, rocce e foresta... e centinaia di turisti come noi, in fila per fotografare dove 2 oceani si incontrano.
Lasciamo Leeuwin alla volta di Hammelin Bay, sempre sulla scenic route. Ci aspetta una lunga spiaggia, ma niente sole: freddo e vento, ma la gente fa il bagno comunque. La sabbia è bianca e sottile e camminando lungo la spiaggia si arriva a Flander's, un ponticello di legno che collega un perfetto prato inglese al mare: alle sue spalle villette stile inglese che si affacciano sull'oceano.
Tornando al cottage il viaggio non mi è sembrato così lungo, e ho pensato che fare tante ore di volo per vedere posti come questi ne valeva davvero la pena!
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