venerdì 7 settembre 2007

Australia Day

La mattina dopo ci buttiamo dal letto, insonnolite prendiamo l'auto e arriviamo ad Avalon per prendere i cornetti a La Banette, 28 Avalon Parade: Julian aveva ragione, i cornetti e le sfoglie che abbiamo mangiato valgono tutto il viaggio e anche la levataccia mattutina.

Avalon è un posto carino, un po' più movimentato e "giovane" di Palm Beach.

Torniamo a PB per stenderci sulla spiaggia: peccato che quando torniamo la troviamo letteralmente occupata-presa d'assalto-presidiata militarmente da australiani che festeggiano l'Australia Day.
Mentre noi eravamo ad Avalon hanno montato tende militari e tende canadesi sulla spiaggia e nei giardini intorno, preparato barbecue di dimensioni pantagrueliche, portato centinaia di bottiglie e barattoli di birra, messi al fresco in frigo portatili e bacinelle piene di ghiaccio. Tutto questo sotto il sole cocente.
Il barbecue e la birra sono l'elemento fondamentale di questa festa, che andrà avanti fino a sera quasi allo stesso modo in tutta l'Australia.

Facciamo il bagno: l'acqua è piacevolmente fredda rispetto al sole che scotta, io riesco a sopravvivere ad un'onda anomala (visto che fino a ieri non c'era un'onda nemmeno a pagarla), e dopo aver mangiato i nostri miseri panini, ci stendiamo sotto l'ombra di un albero per una pennica, mentre intorno a noi centinaia di persone cuociono sui carboni di tutto e di più, bevono - sempre sotto il sole cocente - litri e litri di birra e vino... ed io mi chiedo: come faranno a tornare a casa?
E soprattutto, come si concilia questo con la campagna contro gli incidenti stradali che abbiamo incontrato lungo tutte le strade?

Corre l'obbligo di parlarvi un po' di questa campagna: ai bordi delle strade, lungo i ponti che le sovrastano, ci sono cartelli che ti invitano a non correre, cartelli terroristici con frasi tipo "Lo scorso anno su questa strada sono morte .... persone. Non essere il prossimo", ed io mi immagino le persone che lasciano lo sterzo per fare riti scaramantici e quindi provocano incidenti!
Sto scherzando, ma usano davvero toni allarmanti. Ci hanno spiegato che l'alcool, le strade dritte e lunghe centinaia di km, i colpi di sonno dovuti alla stanchezza, i canguri che sbucano all'improvviso sono i motivi per cui si muore lungo le strade australiane.
Anche qui, come da noi, dove è avvenuto l'incidente mettono foto, fiori, lapidi con iscrizioni....
Il motivo principale è l'alcool, peccato che dovunque ti giri trovi mega rivenditori di alcolici e pubblicità di liquori.

Al rientro verso casa, rigorosamente a piedi, ci fermiamo a prendere un caffè in un bar/ristorante che si potrebbe definire "fighetto": Beach Road, 1 beach road, pieno di gente elegante e che non sembra essere stata toccata dall'Australia Day... stanno mangiando piatti di novelle cucine (porzioni piccole ma molto coriografiche) e sono tutti abbronzati ma non troppo nei loro abiti chiari di lino... decidiamo di tentare la sorte e prendere un caffè: quello che ci fa restare un po' di più è il piano bar: un trio non male che suona musica jazz/fusion e ad un certo punto, da un tavolo, si alza un ragazzino che chiede se può suonare con loro il sassofono: è bravissimo ed improvvisa con loro su brani non facili.

Mentre torniamo a casa, lungo la strada oltre a viste mozzafiato, ingressi ed ascensori per arrivare a case costruite sotto il livello stradale, direttamente sul mare.

Mentre stiamo decidendo cosa fare in questo giorno speciale, tipo: arriviamo a Sydney per vedere i fuochi dal mare?, arriva Julian che non crede alla nostra bugia di aver già visitato il faro e quindi decide che dobbiamo andare ADESSO!!!
Adesso? Ma sono le 4 del pomeriggio, c'è un sole che ti ammazza, siamo appena tornate dal mare A PIEDI per giunta... niente da fare, doctor death (perché Julian, quando non tenta di uccidere turisti italiani, è medico di pronto soccorso) ha deciso.
La gita al faro è veloce, nel senso che la facciamo correndo (sempre il concetto degli australiani ipercinetici ed iperattivi) ed io chiedo se il faro c'è ad ore, nel senso che ad un certo punto si smonta e se ne va a fare il fare su un'altra collina, visto che non capisco il motivo di correre verso un faro che è lì e da lì non si muove! "Pensa alla fatica di tutti quelli che hanno dovuto mettere le pietre una accanto all'altra per farti salire fin sopra" dice dottor morte, io rispondo che per me potevano anche evitare la fatica!
Un cartello, prima della salita, ti avvisa che l'escursione è pericolosa, che devi avvisare qualcuno che stai per salire al fato e, ve lo dico?, di portare water and food!
Ma dico io, siamo in vacanza, oggi è la festa nazionale, perché dobbiamo fare queste cose?
Il Percorso è effettivamente pericoloso, con rocce ripide e scivolose, strapiombi, ma con degli scorci fenomenali.

Julian ci fa vedere una roccia scura, che io ho soprannominato la parete ondosa, dove se appoggi l'orecchio senti la risacca del mare, nonostante sei in alto, in montagna!
Riscendiamo ed andiamo al club di Julian (vacanza ricca di nuovo!), dove ci prepara un mojito da urlo: se non faceva il medico aveva un futuro da barman!
Decide che passeremo qui la serata: preparerà un vero barbecue australiano per noi 4, nonostante il club sia chiuso (sono tutti a Sydney a vedere i fuochi!).
Julian ha portato da Sydney un sacco di roba da mangiare e quindi ci spostiamo di nuovo al club (quello che lui definisce "esclusivo" e che mentre saremo in viaggio organizzerà l'annuale gara di nuoto di non ricordo quante miglia, ma vi assicuro che sono tante).
Questo club è su una collina piena di alberi e fiori di ogni tipo; inoltre, a disposizione dei soci, che pagano una quota annuale, ci sono numerose terrazze e spazi attrezzati per barbecue e pranzi (tavoli, sedie, ombrelloni). Inoltre, spogliatoi riservati e due enormi cucine professionali, con frigoriferi stracolmi (anche questo è compreso nella quota annuale: la possibilità di cucinare e bere tutto quello che c'è).
Julian prepara un barbecue con verdure, formaggio e della carne, innaffiato con vino rosso e birra. Mentre siamo lì, sotto le stelle, si sentono in lontananza i fuochi e velocemente passa sotto le nostre sedie uno strano animale, che secondo Julian è un opossum.

Lasciamo il club e decidiamo di continuare la serata da qualche altra parte, ma alle 23.30 sono già tutti chiusi: è proprio un posto per famiglie!

Massi


Verso Palm Beach

Il 25 gennaio l'innominabile torna in Italia e noi ragazze partiamo per Palm Beach, località di mare elogiata dai nostri amici australiani come imperdibile per le vacanze estive.

Per arrivare alla hertz e noleggiare un'auto passiamo per Hyde Park: ci incuriosiva la Piscina della Riflessione, nome molto new age. Quando ci arriviamo restiamo un po' delusi: è una piccola piscina bassa, dentro cui si riflettono un edificio basso, se non ricordo male il Memoriale per i caduti delle guerre, e un paio di moderni grattacieli.

Facciamo comunque un giro per il parco, "riflettendo" che è una città con milioni di abitanti, ma tanto, tanto verde.

Prendiamo la nostra macchina, torniamo in albergo, carichiamo i bagagli e ci dirigiamo verso l'aeroporto. Il traffico è intenso, ci sono code ai semafori, e lungo la strada case basse e villette: è ancora Sydney, ma lontana mille miglia dal suo Central Business District e dai suoi grattacieli.

Lasciamo l'innominabile all'aeroporto e poi torniamo verso la città. Il traffico non è diminuito, inoltre facciamo molta attenzione alle strade che prendiamo: pare ci siano delle strade a pagamento a dobbiamo evitare di prenderle perché non abbiamo ben capito come funziona il meccanismo (compri una card prima? paghi prima presso degli uffici dedicati? paghi dopo, quando ti arriva la multa?).

Il traffico ci rallenta e ci permette di osservare meglio quello che ci circonda e all'improvviso appare questa insegna:

Che fai, non la fotografi?

Lungo la strada ci fermiamo ad un ristorante tailandese: il responsabile ci avvisa che quella mattina non si effettua il servizio ai tavoli, ma solo take away. Mentre aspettiamo, entra un signore alto, massiccio e con la faccia torva. Il signore che ha parlato con noi diventa un po' nervoso, e lì ho capito che anni di gialli - soprattutto americani - e di telefilm polizieschi - anche questi soprattutto americani - mi hanno condizionato: immagino subito che sia venuto a prendere il pizzo, o ancora è un rapinatore, o ancora è un poliziotto che viene a prendere la mitica busta gialla per gli orfani della polizia... invece è qui per un'ispezione, che se ci pensi è anche peggio di tutto quello che ho immaginato io!!!!
Mangiamo in macchina: è stato, in assoluto, il migliore cibo tailandese mai assaggiato!

Riprendiamo il viaggio verso Palm Beach. Quando arriviamo alla casa che abbiamo prenotato on line, il primo pensiero che sfiora me e Vale è lo stesso, quasi potevi vedere il fumetto: "Meno male che l'innominabile è tornato a casa, altrimenti sai il lamento!".
La casa, infatti, è old stile, ma veramente old: old gli infissi, old l'arredamento, old la proprietaria, old il cibo nella dispensa (qualche scatola poteva essere esposta tranquillamente in un museo come reperto archeologico), old il bagno... ma aveva una vetrata enorme sul mare, da cui entrava il sole del mattino.

Coloriti e rumorosi i vicini!!!!

Vista l'insistenza dei nostri amici, ti aspetti un posto pieno di gente, locali e vita notturna.... sbagliato! E' un posto per famiglie: tranquillo, forse anche troppo! Credo che sia di tendenza proprio per questo.
Julian ci ha dato anche precise indicazioni sulle cose da fare:
  1. gita al faro
  2. colazione francese ad Avalon, un paese vicino (sempre il problema delle distanze: qui è normale, buttarsi dal letto, prendere una macchina con gli occhi ancora chiusi dal sonno, guidare fino ad un paese vicino - e vicino è sempre un modo di dire da queste parti! - e FINALMENTE fare colazione, nel senso che prendi i cornetti in un posto ed il caffè in un'altra, e poi con il tuo bagaglio cerchi un posto dove sederti e vedere il mare. Secondo me questi australiani sono ipercinetici!).
Facciamo un giro sulla spiaggia: da casa ci si arriva in auto, perchè quella di fronte non è granché e c'è il molo dove i bagnanti la mattina presto prendono dei piccoli traghetti per andare verso altre spiagge, dove non c'è assolutamente nulla... come faccio a saperlo? Si portano dietro di tutto, un po' come quelle famiglie che becchi sulle spiagge libere della costiera amalfitana, con ombrelloni, sedie, sgabelli, borse termiche e frigo portatili, quindi...

Restiamo sulla spiaggia solo un'ora (il parcheggio costa 2,50 A$): effettivamente ci sono soprattutto famiglie sulla spiaggia, intorno delle case che non sfigurerebbero a Los Angeles, nascoste nel verde delle colline intorno. Il target dei villeggianti è alto: lo capisci dalle tate con i bimbi mentre le mamme parlano tra loro, dai toni di voce bassi... anche le onde qui si sono adeguate: non ci sono, lambiscono appena la sabbia e lo fanno sottovoce!
E in giro c'è qualche barca!


Torniamo a casa, il tempo di una doccia e poi decidiamo di cenare - attenzione attenzione!!!!! - al Palm Beach Golf Club: c'è capitato tra le mani una specie di volantino dove si pubblicizza la cena per la vigilia dell'Australia Day, con musica dal vivo (tutta vita!).
Ci andiamo ed il posto non è male, con una bella terrazza che si affaccia sul mare.
Il gruppo che suona si chiama Silverhair, e quindi non sto a spiegarvi il repertorio (anni '60 e '70) e l'età dei componenti del gruppo (dico solo che dopo averli visti abbiamo fortemente temuto che arrivassero alla fine della serata).
Nell'insieme una serata divertente: il cibo non era male e vedere ballerini con un'età media sui 50 anni, sempre lì sull'orlo di un infarto ha dato un certo brivido alla serata.

Le alternative? Mangiare fish & chips guardando le barche (indicazione di Julian) o il ristorante sotto casa "quite expensive" ma un po' triste.

giovedì 6 settembre 2007

mercoledì 5 settembre 2007

Altra cartolina

Ancora Sydney

24 gennaio: giornata uggiosa in giro per la città.

Harbour Bridge, un ponte lungo, sormontato da una "curva" d'acciaio: insieme all'Opera House un segno distintivo di Sydney.

Nonostante il tempo e la foschia, io e Vale volevamo provare l'ebrezza della scalata del ponte, eravamo disposte anche a pagare una cifra non proprio irrisoria per fare una cosa tutto sommato folle e stancante, ma con le nostre crocs credo si potesse paragonare ad un tentato suicidio... non importa, compriamo delle scarpe adatte alla scalata: dopo l'atollo che vuoi che siano una scalata ed un paio di scarpe?
Miki ci dice che però non ti fanno scattare foto o fare riprese video quando sei su: niente foto? Allora no! Scusa, che salgo a fare se poi non posso fare le foto? Come dici? Te le fanno loro e poi le devi pagare? Hai notato com'è bello il ponte visto da qui?

Torniamo a The Rocks: il quartiere piace all'innominabile, ma lui non piace ai residenti!


Per il pranzo torniamo verso Circular Quay e ci fermiamo al The Sydney Cove Oyster Bar (1 east Circular Quay): le ostriche costano pochissimo e Vale ne fa incetta, mentre l'innominabile prende un piatto di formaggi (si sa, al bar delle ostriche...).


Dopo pranzo l'innominabile torna in albergo e noi ragazze facciamo un giro per pitt street per un po' di shopping.

Poi proviamo l'ebrezza di un giro in monorotaia, anche perché c'è una fermata proprio vicino il nostro albergo.

Il panorama è strano: guardi le strade dall'alto e passi vicinissimo alle finestre di uffici e negozi. Il treno è veloce e sembra un serpente colorato che si muove sinuoso tra i palazzi... anche se, ad un certo punto, mi sembrava di essere sulla tangenziale di Roma o Napoli, quando sei su quelle rampe che quasi entrano nelle case!

Per la cena di nuovo The Rocks: ve l'ho detto che piace all'innominabile, che ha detto, cito testualmente: "Ci sono un sacco di localini carini lì dove ho mangiato, me li ricordo, troviamo sicuramente dove cenare e senza problemi di orario...".... Abbiamo girato per più di un'ora alla ricerca dei posti che conosceva, ma senza successo: ma dove sono stì localini?
Se escludiamo le pizzerie napoletane, per ovvii motivi!, non si riusciva a trovare un posto aperto. Alla fine ceniamo in un ristorante che si chiama Pony: elegante, costoso, con cucina vista, peccato che era migliore la descrizione dei piatti sul menù che il loro reale sapore.

La storia di Sydney

Un negozio di fish&chips a The Rocks invece che un'insegna ha dipinto sul muro la storia della città.